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Il mosaico dei settori produttivi


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Le imprese alle prese con l’incertezza

In precedenza, nella esposizione del flusso settimanale delle comunicazioni di avviamento al lavoro è emerso che, sebbene la pandemia abbia colpito il mercato del lavoro nel suo complesso, su ogni settore economico ha avuto ripercussioni differenti e gli effetti sul mercato del lavoro non sono stati omogenei.

Queste differenze trovano spiegazione sia in oggettive ragioni di mercato sia nelle scelte operate dal legislatore.  Le ragioni tangibili afferiscono al mercato a cui si rivolge l’attività dell’impresa e la domanda dei prodotti e servizi offerti; la presenza di clienti locali od esteri.  I numerosi interventi di contenimento della diffusione della pandemia sono intervenuti limitando le attività produttive, a tal proposito si richiama il D.P.C.M. 11 marzo 2020:“Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da Covid-19”, primo provvedimento che seleziona in maniera puntuale le attività economiche ATECO ritenute essenziali e pertanto non assoggettate a chiusure forzate (si veda Appendice 3 per l’elenco completo dei settori autorizzati a mantenere aperte le attività).

Lo studio analitico dei principali settori produttivi ci consentirà quindi cogliere meglio quanto è accaduto nell’economia metropolitana.  Questo capitolo è dedicato alla esposizione analitica dei alcuni settori in cui sono stati registrati i maggiori scostamenti dal complesso del mercato del lavoro.

Nel condurre l’esposizione si farà ricorso congiunto a tre indicatori e alla loro interrelazione in ciascun settore produttivo riferendoci ai codici ATECO:

  • Numero dei datori di lavoro[1]
  • Numero degli avviamenti
  • Numero dei lavoratori avviati[2]

In Città metropolitana di Milano complessivamente, nell’anno del Covid-19 hanno comunicato almeno un avviamento al lavoro 91.029 datori di lavoro per 552.120 avviamenti (-33,6% rispetto al 2019, quando gli avviamenti sono stati 831.497) per 351.126 lavoratori avviati (-20,3% rispetto al 2019) almeno una volta.  Entrambi i valori si presentano in calo rispetto all’anno 2019, fa eccezione del numero di datori di lavoro[3] che risulta essere in crescita del +1,5% (nel 2019 sono stati 89.651); una apparente contraddizione che viene risolta per mezzo della analisi puntuale dell’andamento dei singoli settori produttivi.

Nella esposizione dei singoli settori si farà riferimento a due indici calcolati sulla base del rapporto tra i valori delle tre variabili impiegate. 

Nel 2020 i valori complessivi registrati ci restituiscono: l’indice di concentrazione[4] pari a 83,5% (mette in relazione il numero degli avviamenti con quello dei datori di lavoro), e l’indice di flessibilità[5] del 36,4% (il rapporto tra il numero degli avviamenti e quello dei lavoratori avviati). 

Due misure che sintetizzano, da una parte quanto gli avviamenti siano concentrati in capo ai datori di lavoro ed dell’altra il livello di reiterazione degli avviamenti sugli stessi lavoratori.

La Figura 15 ci consente di valutare in un colpo d’occhio come diversi settori produttivi si posizionano rispetto ai tre indicatori considerati.  L’asse orizzontale riporta la variazione percentuale degli avviamenti registrati per ogni settore nel 2020 rispetto al 2019, i settori con un aumento di avviamenti si collocano verso la destra del grafico.  L’asse verticale riporta la variazione percentuale del numero dei datori di lavoro di ciascun settore che hanno comunicato almeno un avviamento nell’anno; nella parte superiore del grafico si collocano i settori che hanno visto crescere questo valore.  La dimensione della sfera consente di visualizzare la consistenza di ciascun settore in termini di numero di lavoratori avviati.

I settori presenti nel grafico si distribuiscono lungo un asse ideale che parte dal riquadro in basso a destra che contiene i settori che tra il 2019 ed i 2020 hanno visto diminuire sia il numero degli avviamenti sia quello dei datori di lavoro.  Si colloca all’estremo di questo riquadro il settore Ateco 55 dell’alloggio che ha registrato il -82,1% degli avviamenti e il -33,2% dei datori di lavoro; il diametro della sfera graficamente esprime la consistenza (2.897) del numero dei lavoratori avviati almeno una volta nel settore alberghiero nel 2020.

All’estremo opposto di questo asse ideale si posiziona il settore Ateco 97 delle “attività di famiglie e convivenze come datori di lavoro per personale domestico”.  Settore che nel 2020 è cresciuto sia per numero di avviamenti sia per quello dei datori di lavoro.

Figura 15

Fig15

 

L’area centrale del grafico è popolata dalla maggior parte dei settori che si dispongono lungo l’asse ideale tracciato.  Non è stato riportato il comparto manifatturiero industriale perché come vedremo tra poco nella trattazione specifica è quello che ha avuto, nel suo complesso gli scostamenti minori, ma che al suo interno risulta molto disomogeneo.  

Nel prosieguo verranno presentati nel dettaglio i principali settori produttivi milanesi.  Disamina che potrà offrire spunti di riflessioni sia riguardo a come il modello economico milanese ha risposto alla crisi sia come potenzialmente potrà ripartire.  

I settori Ateco analizzati nel complesso ammontano al 78,8% degli avviamenti e al 77,0% dei lavoratori avviati registrati nel corso del 2020:

  • le attività manifatturiere
  • i tre settori caratterizzati dall’impiego dei contratti brevi (ristorazione, alloggio e televisione);
  • i tre settori legati al trasporto e consegna di merci e prodotti (logistica, corrieri e trasporto su gomma);
  • i diversi comparti del commercio al dettaglio;
  • l’edilizia (sia costruzione di edifici esclusi lavori di ingegneria civile ed infrastrutture);
  • le attività di servizi per edifici;
  • la sanità;
  • il lavoro domestico
  • l’istruzione.

I settori presentati in questa rassegna non sono certo esaustivi del mercato del lavoro milanese nel 2020; ma sono stati selezionati quale campionario esemplificativo di quanto diversificati siano stati gli effetti della pandemia nei diversi settori produttivi.


[1]  Si rimanda il lettore all’Appendice 3 relativa alla metodologia per le definizioni delle variabili elencate.

[2]  Il calcolo dei lavoratori avviati in ogni settore produttivo include tutti i lavoratori per i quali nel corso dell’anno è stato registrato almeno un avviamento nel settore.  Poiché un lavoratore può nel corso dei 12 mesi aver avuto più avviamenti in settori diversi i valori riportati per i singoli comparti Ateco possono includere lo stesso lavoratore.

[3]  Come disposto dall’art. 1 commi da 1180 a1185 della legge 296/2006 (Legge Finanziaria 2007) per tutti i datori di lavoro è obbligo effettuare comunicazione di avviamento al lavoro per tutte le tipologie di rapporto di lavoro subordinato, nonché per alcune tipologie di lavoro autonomo.  Questa norma concerne qualsiasi persona fisica e giuridica che instauri un rapporto di lavoro, nonché gli enti pubblici economici, le pubbliche amministrazioni (ivi compresi gli istituti e scuole di ogni ordine e grado e le istituzioni educative).

[4]  Calcolato attraverso la formula: (1-(datori lavoro/avviamenti))*100, quanto più il valore di questo indice si avvicina a 100 maggiore è la concentrazione degli avviamenti su pochi datori di lavoro.

[5]  Calcolato attraverso la formula: (1-(avviati/avviamenti))*100, quanto più il valore di questo indice si avvicina a 100 maggiore è la concentrazione degli avviamenti su pochi lavoratori avviati ripetutamente.

Ultimo aggiornamento: Mon Jul 05 16:14:29 CEST 2021
Data creazione: Thu May 06 11:32:47 CEST 2021