Le persone avviate
Chi ha colto le occasioni di lavoro
Nel corso del 2020, nonostante la pandemia, attraverso l’analisi delle comunicazioni obbligatorie sono stati censiti 351.126 lavoratori avviati almeno una volta. Questa sezione del rapporto analizza le caratteristiche anagrafiche di questi lavoratori con l’obiettivo di cogliere eventuali tratti distintivi che li differenziano rispetto ai lavoratori avviati lo scorso anno. Le eventuali differenze potrebbero, infatti, mettere in luce elementi utili per comprendere quali profili sono stati preferiti dalle imprese, e quindi offrire una indicazione sul mercato del lavoro futuro.
Nel 2019 hanno trovato lavoro (con uno o più avviamenti) 418.712 lavoratori, l’anno successivo 317.012; registrando una flessione del -24,3% più contenuta di quella registrata per gli avviamenti[1].
Nella esposizione è stata approfondita la variabile del settore produttivo in cui i lavoratori son stati chiamati ad operare[2] poiché un lavoratore nel corso dell’anno può avere avuto più di un rapporto di lavoro a termine anche in settori produttivi differenti e questo rende impossibile una analisi complessiva generando duplicati. Per questo motivo il primo elemento presentato non riguarda quindi una variabile anagrafica ma piuttosto la modalità di partecipazione al mercato del lavoro, misurata attraverso il numero di avviamenti registrati in capo a ciascun lavoratore avviato nel corso dell’anno.
Nel 2019 la quota di lavoratori che hanno avuto avviamenti multipli (6 o più avviamenti) era del 3,7%, l’anno successivo questa incidenza si è dimezzata passando al 2% del totale di lavoratori avviati, indicatore della rimodulazione dell’impiego dei contratti di breve durata tra i due anni. Ciò conferma quanto riscontrato in precedenza nel corso della analisi di ciascun settore produttivo. Importante sottolineare quindi come il calo dei lavoratori avviati si sia concentrato tra i lavoratori meno tutelati contrattualmente già negli anni passati avvezzi a lavorare con contratti brevi e reiterati. Anche la quota di coloro che hanno avuto tra due e cinque avviamenti si è più che dimezzata; di contro, nel 2020, quasi otto lavoratori su dieci hanno avuto un solo avviamento nel corso dell’anno. È questa la platea di lavoratori che ha subito la riduzione minore (-12,6%), probabile spia di una oculata gestione delle risorse umane da parte delle imprese, che hanno mirato al mantenimento della propria forza lavoro sospendendo il turnover e ricorrendo a nuovi avviamenti solo quando strettamente necessario o prudentemente pianificato al periodo di fermo delle attività.
Numero avviamenti per lavoratore |
2019 |
2020 |
Variazione % |
1 solo avviamento |
309.637 |
270.747 |
-12,6% |
da 2 a 5 avviamenti |
93.667 |
44.636 |
-52,3% |
6 avviamenti e più |
15.408 |
1.629 |
-89,4% |
Totale |
418.712 |
317.012 |
-24,3% |
Elementi anagrafici dei lavoratori avviati, sembrano confermare questa ipotesi di selezione del personale, privilegiando i lavoratori con maggiori esperienza o competenza.
Non sorprende quindi che la variabile di genere non costituisca un discrimine, infatti la composizione di genere dei lavoratori avviati nei due anni risulta assolutamente sovrapponibile, con uno scarto decimale; in entrambi gli anni la componente degli uomini mostra una lieve prevalenza, inferire ai cinque punti decimali[3].
Figura 40
Introducendo invece nell’analisi la variabile dell’età, anche la variazione della distribuzione di genere cambia significativamente rivelando quanto siano state le giovani donne le più penalizzate nell’anno della pandemia. Precisamente, la riduzione del numero di giovani donne (-29,3%) nel 2020 è stata cinque punti percentuali maggiore di quella rilevata per il complessivo degli avviati che si attesta a -24,3%. La differenza di genere nelle fasce di età più elevate risulta irrilevante, visto che il calo degli avviati nei due gruppi è pressoché analogo.
Fasce età |
Uomini |
Donne |
Totale |
fino 29 anni |
-26,7% |
-29,3% |
-27,9% |
da 30 a 44 anni |
-23,3% |
-23,4% |
-23,4% |
45 e oltre |
-19,7% |
-19,1% |
-19,5% |
Totale |
-23,7% |
-25,0% |
-24,3% |
Il livello di istruzione che usualmente è correlato all’età del lavoratore (tendenzialmente i titoli di studio più elevati hanno maggiore incidenza tra i lavoratori più giovani), anche in questo caso si rivela essere una variabile determinate. Figura 36, in estrema semplificazione, raggruppa gli avviati in tre livelli di istruzione[4]; interessante notare come al crescere del livello di istruzione si riduca il calo del numero degli avviati registrato tra i due anni. In aggiunta si noti che la componente femminile tra i possessori di titoli di studio universitari, registra una diminuzione inferiore di quella registrata per la controparte maschile. Dato sicuramente importante anche alla luce della netta prevalenza delle donne in questo gruppo (57,7%); mentre nel gruppo di coloro che ha conseguito il solo titolo di scuola dell’obbligo risultano preponderanti gli uomini (63,9%), ma le donne avviate calano maggiormente.
Figura 41
L’ultima variabile anagrafica riguardante i lavoratori avviati, desumibile direttamente dalle comunicazioni obbligatorie, è il Paese di nascita[5]. La distribuzione tra gli avviati comunitari ed extracomunitari rimane invariata nei due anni; tra coloro che hanno trovato lavoro tre lavoratori su dieci provengono da Paesi extraeuropei. La Figura 37, sebbene possa apparire a priva vista di difficile lettura, consente in un colpo d’occhio di valutare sia le origini sia il genere degli avviati nel 2019 e nel 2020. Due esempi potranno aiutare il lettore a comprendere la ratio espositiva: guardando la punta rivolta verso l’alto, relativa agli avviati comunitari si rileva che sia gli uomini che le donne calano all’incirca del 24%, informazione analoga a quanto riportato nella tabella precedente e non inattesa poiché questi costituiscono tre quarti degli avviati. Differente al contrario la situazione che si rileva per gli avviati originari dei paesi dell’Europa centro orientale per i quali si rileva che il calo si è concentrato sulla componente femminile (circa -30%) mentre gli uomini avviati registrano un calo minore (circa -20%). Seguendo il grafico si evince che le lavoratrici provenienti dall’Asia orientale sono quelle che hanno pagato il prezzo più elevato diminuendo tra il 2019 ed il 2020 del -37%. Le uniche lavoratrici che hanno subito un calo inferiore a quello della corrispondente componente maschile sono le donne provenienti dall’America del Nord, sebbene sia giusto segnalare che si tratta di poche centinaia di casi (0,2% degli avviati complessivi).
Figura 42
[1] Si noti come questo numero sia differente da quanto riportato in precedenza per l’insieme del mercato del lavoro all’inizio del capitolo 5, poiché sono stati esclusi dalla analisi gli avviati del settore Ateco 97 relativo al lavoro domestico.
[2] In considerazione dell’elevata incidenza (9,7%) di colf e badanti sul complessivo dei lavoratori avviati nell’anno, i lavoratori e le lavoratrici che hanno trovato lavoro in questo campo sono stati omessi dalla analisi condotta in questo capitolo poiché costituirebbero un forte elemento distorsivo visto che hanno un profilo di genere e di nazionalità peculiare.
[3] Il lavoro domestico è tradizionalmente quasi esclusivo della componente femminile, nel 2019 le donne avviate nel settore pesavano l' 87,1% . Nel 2020 si è registrato un notevole riequilibrio, le donne avviate sono scese al 62,1% del totale, in virtù di un forte numero di avviamenti di personale domestico non addetto alla cura di persone.
[4] Per questa elaborazione sono stati esclusi gli avviati extracomunitari, poiché sovente nel dato amministrativo delle comunicazioni obbligatorie non viene riportato il livello di istruzione, anche a causa della difficoltà nel riconoscimento dell’equipollenza giuridica dei titoli di studio esteri.
[5] Informazione desunta dal codice fiscale di ogni lavoratore.
Data creazione: Thu May 06 15:28:37 CEST 2021