Gillo Dorfles. Un secolo con Gillo Dorfles
Le testimonianze sono state registrate a Milano, nella casa e nei luoghi di Dorfles (Università Statale, PAC, Gallerie d’arte), a Genova, città della sua infanzia e a Torino, con i ricordi del periodo militare. Arricchiscono il video le testimonianze di: Arnaldo Pomodoro, Lea Vergine, Francesca Alfano Miglietti, Aldo Colonetti.
"La figura di Dorfles è stata ripresa nella sua quotidianità e mentre coltiva la sua passione (ex)clandestina: la pittura. Ne è venuta fuori una personalità incredibilmente rappresentativa del secolo scorso, che fa di Gillo Dorfles non solo un testimone attento, un critico severo e ironico del costume e dell’arte, ma anche un persona capace di interessarsi agli altri con passione, pudore, eleganza e stile. Ho conosciuto l’uomo, e come tale l’ho interrogato.
Del teorico e dell’artista avevo idee per sentito dire. Mi è piaciuto che il teorico e l’artista man mano prendessero forma ai miei occhi partendo dall’uomo, un uomo che schernendosi, censurandosi nel privato, racconta il mondo e, non avvedendosene, racconta profondamente di sé. Quest’uomo apparentemente freddo, attratto da tutto ciò che è freddo (i gelati, l’acqua da bere quasi ghiacciata, la neve della montagna...) rivela un nucleo di fuoco incandescente, contenuto e dominato senza sforzo con la classe dello schermitore, col distacco del ballerino classico, per il quale anche la più piccola caduta di stile equivale a un affondo di spada, a uno scivolone sul palcoscenico.
Una classe d’altri tempi, verrebbe da dire, se non fosse che questi tempi sono i suoi tempi, come lo erano i primi decenni del secolo scorso, proprio perché Gillo Dorfles il tempo lo ha attraversato e ne è stato dialetticamente attraversato, come una grande spugna, causando una sorta di relatività spazio-temporale che immunizza dallo scorrere del tempo, come accade ad Achille che non raggiungerà mai la tartaruga.
Forse in virtù di questo, Dorfles osserva con adolescenziale candore e curiosità l’ultimo fenomeno del rock, l’ultima tendenza della moda come l’ultima formula di ardita avanguardia artistica.
La stessa golosa curiosità attira il suo sguardo sui cappelli e le scarpe come sulle vetrine delle pasticcerie, sedotto dalle leccornie che fanno colpo di solito sui bambini.
Dorfles sfugge così ai "monumenti”: “L’aere perennius andava bene per Mecenate e per i monumenti romani”, scrive, quindi “vive con felicità quella perdita di un centro che è stata vissuta dai contemporanei come una tragedia” (Sanesi).
Come se volesse schernirlo, Gillo Dorfles gioca a scacchi con il tempo, e gli dà scacco. Proprio perché non vuole vincere col tempo: e non si può sconfiggere qualcuno che non vuole vincere!" (Francesco Leprino)
55 min. , 2007
Angelo Dorfles, detto Gillo (Trieste, 12 aprile 1910), è un critico d'arte, pittore e filosofo italiano. Nato a Trieste, nell'allora Austria-Ungheria, da padre goriziano e madre genovese, è laureato in medicina, con specializzazione in psichiatria. Parallelamente agli studi in ambito medico, sin dai primi anni trenta si dedica allo studio della pittura, dell'estetica e in generale delle arti. La conoscenza dell'antroposofia di Rudolf Steiner, acquisita a partire dal 1934 grazie alla partecipazione a un ciclo di conferenze a Dornach, orienta la sua arte pittorica verso il misticismo, denotando una vicinanza più ai temi dominanti dell'area mitteleuropea che a quelli propri della pittura italiana coeva. Professore di estetica presso le università di Milano, di Cagliari e di Trieste, nel 1948 fondò, insieme ad Atanasio Soldati, Galliano Mazzon, Gianni Monnet e Bruno Munari, il Movimento per l'arte concreta, del quale contribuì a precisare le posizioni attraverso una prolifica produzione di articoli, saggi e manifesti artistici.
Per tutti gli anni cinquanta prende parte a numerose mostre del MAC, in Italia e all'estero: espone i suoi dipinti alla Libreria Salto di Milano nel 1949 e nel 1950 e in numerose collettive, tra le quali la mostra del 1951 alla Galleria Bompiani di Milano, l'esposizione itinerante in Cile e Argentina nel 1952, e la grande mostra "Esperimenti di sintesi delle arti", svoltasi nel 1955 nella Galleria del Fiore di Milano.
Nel 1954 risulta componente di una sezione italiana del gruppo ESPACE. Nel 1956 diede il suo contributo alla realizzazione dell'Associazione per il disegno industriale. Si dedicò quindi in maniera pressoché esclusiva all'attività critica sino a metà degli anni ottanta. Solo nel 1986, con la personale presso lo Studio Marconi di Milano, tornò a rendere pubblica la propria produzione pittorica, che ha coltivato anche negli anni successivi.
Considerevole è stato il suo contributo allo sviluppo dell'estetica italiana del dopoguerra, a partire dal Discorso tecnico delle arti (1952), cui hanno fatto seguito tra gli altri Il divenire delle arti (1959) e Nuovi riti, nuovi miti (1965). Nelle sue indagini critiche sull'arte contemporanea Dorfles si è sovente soffermato ad analizzare l'aspetto socio-antropologico dei fenomeni estetici e culturali, facendo ricorso anche agli strumenti della linguistica. È autore di numerose monografie su artisti di varie epoche (Bosch, Dürer, Feininger, Wols, Scialoja); ha inoltre pubblicato due volumi dedicati all'architettura (Barocco nell'architettura moderna, L'architettura moderna) e un famoso saggio sul disegno industriale (Il disegno industriale e la sua estetica, 1963).
Dorfles è il primo, già nel 1951, a vedere tendenze barocche nell'arte moderna (il concetto di neobarocco sarà poi concettualizzato nel 1987 da Omar Calabrese) riferendole all'architettura moderna in: Barocco nell'architettura moderna. Nel 1995 contribuisce al Manifesto dell'antilibro, presentato ad Acquasanta in provincia di Genova, in cui esprime la valenza artistica e comunicativa dell'editoria di qualità e il ruolo del lettore come artista. A Genova si occupa anche del lavoro del pittore Claudio Costa.
Il 20 settembre 2003 è presente alla presentazione del libro Materia Immateriale, biografia di Claudio Costa, a cura di Miriam Cristaldi, di cui Dorfles ha scritto la prefazione. L'editore Castelvecchi ha pubblicato Horror Pleni. La (in)civiltà del rumore (2008), in cui analizza come la «scoria massmediatica» dei nostri tempi abbia soppiantato le attività culturali; Conformisti (2009) e Fatti e Fattoidi (2009). Nel 2009 pubblica un inedito d'eccezione: Arte e comunicazione, in cui mette la teoria alla prova con alcune applicazioni concrete particolarmente rilevanti e problematiche come il cinema, la fotografia, l'architettura.
Il 24 marzo 2010 è uscito Irritazioni - Un'analisi del costume contemporaneo, uscito nella collana Le navi dell'editore Castelvecchi. Con la sua ironia Dorfles ha raccolto le prove della sua inconciliabilità con i tempi che corrono. Nel libro c'è una critica sarcastica e corrosiva all'attuale iperconsumismo. Nel settembre 2010, Comunicarte Edizioni, pubblica 99+1 risposte di Gillo Dorfles nella collana Carte Comuni. Un'intervista "lunga un secolo" con la quale il critico ripercorre la sua vita e alcuni incontri d'eccezione: da Italo Svevo a Andy Warhol, da Leo Castelli a Leonor Fini.
È accademico onorario di Brera e Albertina di Torino, membro dell'Accademia del Disegno di Città del Messico, Fellow della World Academy of Art and Science, dottore honoris causa del Politecnico di Milano e dell'Università Autonoma di Città del Messico.
Nell'aprile 2007, l'Università di Palermo gli conferisce la laurea honoris causa in Architettura. Il 13 novembre 2012, riceve dall'Università di Cagliari la laurea honoris causa in Lingue moderne. (tratto da Wikypedia)