Se potessimo cambiare il finale...
Il documentario racconta, in modo semplice e diretto, come può essere facile scivolare da una situazione di rischio a un episodio di abuso o di violenza sessuale e a chi rivolgersi per chiedere aiuto. Una serie di interviste illustrano l'attività del Centro Soccorso Violenza Sessuale che opera presso la Clinica Mangiagalli di Milano. Il Pronto Soccorso Violenza Sessuale di Milano-SVS riceve in media 5 casi a settimana. Due su cinque sono minorenni. Il 60% degli aggressori sono persone conosciute o familiari. Questi dati sconvolgenti sono stati rilevati dal SVS in circa dieci anni di attività. Siamo ben lontani dall’immaginario comune che attribuisce sempre la violenza sessuale al diverso, allo straniero, allo sconosciuto incontrato per strada (dati del 2005).
Con discrezione e umanità, il documentario racconta storie di stupri e abusi, senza esibirne il dolore. Attorno a queste donne e bambini invisibili ma presenti, si stringono le operatrici del SVS, specializzate nel primo soccorso alle vittime di violenza sessuale: un momento così importante per l’elaborazione futura del trauma. “Riconoscere la violenza è il primo passo verso la guarigione” dice in un’intervista Alessandra Kustermann, coordinatrice del Pronto Soccorso. “Qualunque atteggiamento che ponga sulla vittima la colpa della violenza subita può essere nefasto per l’elaborazione di questo grave lutto, che la donna o il bambino comunque dovrà elaborare nel corso del tempo”.
Al soccorso professionale del SVS si affianca anche la necessità di sostenere campagne di sensibilizzazione che cambino la percezione sommaria di questo problema sociale, immaginato a torto come qualcosa di lontano dalla cosiddetta “normalità”, frutto di situazioni di miseria e povertà. Negli interventi di prevenzione, giocando sulla linea sottile del consenso, i più piccoli sono educati al rispetto del sì e del no, mentre i ragazzi e le ragazze sono coinvolti in una drammatizzazione dove mettono in gioco il loro corpo sperimentando una violenza virtuale non così lontana dalla realtà. Se potessimo cambiare il finale… è anche un sogno in cui osiamo immaginare una giovane donna per le strade di Milano, alla conquista della città, godendosi una notte dal tramonto all’alba, tranquilla… serena.
49 min., 2006
Scheda catalografica
L'autrice
Alessandra Speciale (Milano), studia storia e critica del cinema all’Università di Pavia. Dal 1991 è Direttore artistico del Festival del Cinema Africano di Milano, oggi Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina. Dal 1991 al 1999 è caporedattore della rivista Ecrans d’Afrique/African screen. Dal 1999 al 2001 è consulente per la ricerca dei film della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia. Dal 2004 al 2005 è consulente per il Festival Internazionale del Cinema di Locarno in Svizzera. Attualmente è consulente per l’Italia, l’Africa e i paesi arabi del Festival Internazionale di San Sebastian ed il Kerala International Film Festival in India. Ha collaborato come giornalista freelance con il quotidiano Il Manifesto e con varie riviste di cinema (Duel, Segno cinema, Ciemme). Pubblica vari libri sul cinema africano e della diaspora. Nel 1991 fa le sue prime esperienze sul set di film e documentari, in particolare in Africa, come segretaria di edizione ed assistente alla regia. Nel 1998 è coordinatore delle ricerche storiche e coproduttore di “Adwa 1896” di Haile Gerima, documentario sul colonialismo italiano in Etiopia. Nel 1999 comincia a scrivere soggetti di documentari ed è coautore e aiuto regia di “L’iniziazione” docu-fiction di Ilaria Freccia sul problema delle mutilazioni sessuali femminili. Nel 2000 è autore del soggetto e co-regista di “Fantacocà”, documentario realizzato in Camerun per “C’era una volta” RAI 3. Nel 2001 co-dirige con un un gruppo di donne del Burkina Faso 5 docu-fiction sui diritti delle donne per un campagna di sensibilizzazione sui diritti umani finanziata dalla Fondazione Terre des hommes e dall’Unione europea. Nel 2001 gira in Burkina Faso per Rai 3 il documentario “L’acqua che non c’è” sulla lotta quotidiana per l’accesso all’acqua e la recente minaccia della privatizzazione. Nel 2002 gira per Telepiù “Ricetta d’amore”, documentario realizzato con Annamaria Gallone, sulle unioni “multietniche” in Italia. Sempre per l’Unione Europea ha realizzato nel 2003 il progetto audiovisivo “Forest Medicine”, due video di 30 min. sulla medicina tradizionale in Amazzonia e in India.
Per la Provincia di Milano, oltre a “Se potessimo cambiare il finale", ha girato nel 2009 il documentario “Ritratto di famiglia con badante”.