Antonio Barezzi il mecenate

Antonio Barezzi è un personaggio assolutamente centrale nella vita di Giuseppe Verdi. 

Nato a Busseto il 23 dicembre 1787, commerciante e imprenditore di successo, ma soprattutto uomo generoso e vero amante della musica — fu a lungo presidente della Società Filarmonica Bussetana —, Barezzi aiutò e sostenne sin dall’adolescenza “Peppino”. Intuito l’incredibile talento del ragazzo, il mecenate lo presentò a Ferdinando Proversi, direttore della scuola di musica della Collegiata di San Bartolomeo Apostolo a Busseto, che gli diede lezioni gratuitamente. Con lui il giovane imparò la tecnica degli strumenti a fiato, studiò e iniziò a comporre su un pianoforte  viennese..

tra i 13 e i 18 anni, come il Maestro ricorderà, scrisse «una foraggine di pezzi, marce per bande a centinaia, forse altrettante piccole sinfonie che servivano per chiesa, per teatro e per accademia….molte serenate, cantate e diversi pezzi da chiesa». Nel frattempo, Verdi impartì lezioni di piano a Margherita, la figlia d’Antonio, e presto tra i due ragazzi nacque un legame sentimentale che lì portò, nel 1836, al matrimonio.

Nel 1832 Barezzi e Proversi proposero al diciottenne Verdi d’entrare — grazie ad una borsa di studio del Monte di Pietà  e Abbondanza di Busseto —  al Conservatorio di Milano; Antonio si fece garante per le spese.  Il benefattore rimase accanto a Giuseppe — che lo considerava ormai un secondo padre —  anche nei momenti più tragici. Solo grazie al suo sostegno morale, l’artista riuscì a superare, tra il 1839 e il 1840,  la disperazione seguita alle morti premature dei due figli e della moglie.  Il legame tra i due uomini rimase sempre forte e a Barezzi non venne mai meno l’infinita gratitudine di Verdi, come testimoniano il poderoso carteggio e la dedica nel 1847 del “Macbeth”.

Antonio Barezzi  morì a Busseto il 21 luglio 1867, assistito dal Maestro e dalla sua seconda moglie Giuseppina Strepponi. Durante l’agonia nel salone Verdi suonò al piano le note di “Va pensiero”, un ultimo omaggio ad Antonio che morente sussurrava in dialetto a Giuseppina “Al me Verdi, al me Verdi”. Il mio Verdi, il mio Verdi.

Una lapide sulla facciata della sua casa, vergata da Arrigo Boito nel 1893, riassume la sua generosa personalità: “Antonio Barezzi/ di Busseto/ comprese il genio incoraggiò i cimenti/ presagì la gloria/ di Giuseppe Verdi/ benedisse il connubio/ della propria figliola Margherita/ con l’artista povero e ignoto/ il fiero maestro/ lo venerò come padre/ lo riconobbe sempre/ con devota umiltà/ suo benefattore”.

 

 

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Ultimo aggiornamento: Mon Jul 17 16:22:47 CEST 2017
Data creazione: Tue Jul 04 16:05:13 CEST 2017