Gli anni di galera

Il trionfo del ico_audio “Nabucco” aprì all’artista di provincia le porte dei migliori salotti della città e soprattutto la simpatia di nobildonne mature e piacenti come la contessa Clarina Maffei, di Emilia Morosini, di Giuseppina Appiani e Gina della Somaglia. Ma accanto al successo mondano — un’ “ubriacatura” che al giovane vedovo non dispiacque, anzi —, Verdi riscosse le prime importanti soddisfazioni professionali ed economiche. Inebriato dalla serata — e dagli incassi — il tirchio Merelli propose subito al musicista il contratto per la novità principale della stagione successiva, lasciando in bianco la cifra: “decidi tu”.

QuadroCova1890-R.MassaIntimorito e confuso, Giuseppe si rivolse all’unica persona (a parte Barezzi) di cui si fidava: Giuseppina Strepponi. La cantante — sebbene malinconica per la sua deludente interpretazione — si dimostrò un’ottima consigliera e convinse il suo amico (o innamorato? Il mistero permane)  a richiedere la stessa cifra che era stata data a Bellini per “La Norma”: ottomila lire austriache. Una fortuna.

Merelli non fece una piega e firmò il contratto. Per Giuseppe iniziò un periodo — “gli anni di galera” — di lavoro forsennato; per quasi un decennio comporrà in media un’opera all’anno. È un periodo di sperimentazione, di ricerca, di creazioni più o meno riuscite (pensiamo ad “Alzira”, “Attila”o al “Il corsaro”), ma fondamentale nella vicenda verdiana. I risultati di questo lungo, terribile sforzo si ritrovano nelle ultime due opere composte in quella stagione tempestosa: ico_audio “Ernani” e “Macbeth”, due gioielli per forza espressiva e fascino melodico. 

Torniamo all’11 febbraio 1843. Quella sera a La Scala andò in scena la quarta opera del Maestro, ico_audio “I Lombardi alla prima crociata”, su libretto del pirotecnico Solera. Un grande successo ma non un trionfo come il  “Nabucco”. La critica, non senza ragione, sottolineò le troppe analogie con il precedente lavoro e, persino, l’eccesso di preghiere: «Nel ico_audio “Nabucco” si prega sette volte, e dodici in questi Crociati», sottolineò la “Gazzetta di Milano”.

i_lombardiCon buona pace degli esperti, il pubblico accolse invece “I Lombardi” con entusiasmo e, una volta di più, caricò di valenze politiche l’opera e, soprattutto, il pezzo corale “O Signore, dal tetto natio” che divenne subito patrimonio del movimento nazionale e accese l’interesse di Giuseppe Mazzini — grande amante del melodramma — per i lavori di Verdi. Il pensatore genovese, assertore della funzione della musica nell’educazione patriottica, lodò in più occasioni il compositore e definì il coro “individualità collettiva”.

«Questo era l’eco dei cori verdiani» nota acutamente Giuseppe Barigazzi, «nati per il palcoscenico, erano diventati dei pretesti meravigliosi per fare del patriottismo. Si cantava nelle piazze, nelle osterie, persino nelle chiese, dove peraltro si dovevano cantare soltanto gli inni liturgici scritti in latino. L’esecuzione del coro dei “Lombardi” nella basilica di Sant’Ambrogio, ascoltata da Giuseppe Giusti nel 1845 allorché fu ospite del Manzoni a Milano, fu quasi un doppio strappo alla regola. Resta da dimostrare il fatto che Verdi e Solera volessero fare del teatro politico».

Una volta di più un dubbio legittimo. Va altresì notato che dopo il ico_audio “Nabucco” — vero spartiacque artistico e professionale —, l’artista inserì in ogni suo lavoro successivo, fino alla “Battaglia di Legnano” rappresentata nella Roma assediata del 1849, riferimenti e sollecitazioni patriottiche. Un’attenzione certamente sincera alla causa nazionale — Verdi era una persona rigorosa — ma non scevra da altre preoccupazioni. StabilimentoRicordiIn quegli anni, infatti,  «il mercato operistico continuò ad accentuare il tema patriottico anche perché gli editori, sagaci interpreti dell’audience operistica, lo richiedevano.

Il loro ruolo cominciava infatti a divenire più significativo proprio intorno agli anni Quaranta, con la crisi del sistema degli impresari; iniziava così un nuovo periodo dell’industria culturale, che prevedeva una innovativa attenzione alla grafica, alla produzione, all’allestimento e alla distribuzione degli spettacoli che saranno portati a un grado di grande sviluppo tecnico e commerciale dalla casa Ricordi. In quegli anni gli editori come Lucca, più direttamente impegnato in campo mazziniano e democratico, e Ricordi riuscirono ad indirizzare il mercato musicale verso la produzione di carattere patriottico, in collaborazione soprattutto dei librettisti, veri segugi, capaci di fiutare immediatamente i gusti e le tendenze del pubblico e di adeguarvicisi, riuscendo spesso a forzare o aggirare l’ostacolo della censura».

 

Ultimo aggiornamento: Thu Jun 29 16:24:43 CEST 2017
Data creazione: Thu Jun 29 16:24:16 CEST 2017