Teresa Stoltz
Teresina Stolzovà, soprano boemo, diventò celebre nella seconda metà dell’Ottocento con il nome di Teresa Stoltz. Nata il 2 giugno 1834 a Kostelec nad Labem, studiò al Conservatorio di Praga ed esordì a Tiflis nel 1857. Dopo un movimentato soggiorno in Russia, nel 1863 si stabilì in Italia ed l’anno dopo fece il suo debutto a Torino. Bella, brava e determinata, Teresa spezzò molti cuori tra cui quello di Angelo Mariani, il direttore preferito da Verdi. Ma anche il Maestro non restò indifferente. Anzi. La cantante boema divenne la protagonista assoluta delle opere del bussetano; un rapporto privilegiato che incrinò definitivamente il rapporto con Mariani e diede spunto ad innumerevoli pettegolezzi. In ogni caso, la Stoltz fu l’interprete della prima milanese di “Aida” (8 febbraio 1872) e, dopo la morte di Mariani nel 1873, accompagnò Verdi in un lungo tour europeo.
L’assidua frequentazione allarmò a tal punto Giuseppina Strepponi che per almeno due anni raffreddò completamente i suoi rapporti con il coniuge. Infine, come annota Luigi Inzaghi, la moglie «decise di accettare l’amicizia della cantante, prevedendo, forse, qualcosa che le sfuggiva, ma che sentiva impellente dentro di sé. E non si sbagliava, perché la Strepponi morì qualche anno prima di Verdi, nel 1897, e chi si prese cura di lui fu proprio la Stoltz. Nel suo testamento, la Strepponi ricordò anche la Stolz, lasciandole un orologio con brillanti, una catenina d’oro e un braccialetto con incisa la parola “souvenir”».
Per più di un secolo si è molto discusso e favoleggiato sul rapporto tra il Maestro — uomo di rara discrezione — e la soprano boema. Solo nel 2008 è tornato alla luce, per volontà degli eredi della Stoltz, 234 lettere tutte indirizzate a Teresa da Verdi, da Giuseppina e dalla figlia adottiva Maria. Con gran delusione dei pettegoli non vi è contenuto nulla di scandaloso o piccante ma qualche indizio e tanti giudizi privati e molte notizie inedite.
Armando Torno, commentando da par suo sul Corriere della Sera (1 dicembre 2008) la notizia, nota l’attenzione per la buona cucina: Verdi «in queste missive tratta sovente di cucina: descrive mangiate, bevute, l’allungamento del brodo con il Chianti, la predilezione per i fagiani e la carne in particolare, i suoi godimenti con il marsala (che, tra l' altro, utilizzava per regali)».
Ma questo aspetto è uno dei tanti. Nelle lettere vi sono giudizi sui musicisti. Per esempio, il 29 novembre 1900 il Maestro commenta la “Cavalleria Rusticana” di Mascagni: «Forse potrebbe far bene, ma è troppo squilibrato e per voler far nuovo non bada a far bello... Ma se la gente va a teatro, tutto va bene». Per Puccini c'è un giudizio positivo, un «Evviva la Tosca!» in un biglietto del 1900. L'11 marzo 1888 è la volta di Wagner e del suo Lohengrin: «Lieto del successo che non poteva essere maggiore di quello che fu stante la deficienza d' esecuzione delle due parti» (è, quasi certamente, un riferimento a direzione e cantanti).
Seguendo Torno, «per quanto riguarda la politica, il maestro non perdeva occasione per esprimersi. Tra i molti, basti questo commento del 5 giugno 1900, con la sinistra avanzante: “Avete sentito delle elezioni? E l' avvenire quale e cosa sarà? Non bello!”. Inoltre il suo atteggiamento da orso con parenti e conoscenti è confermato. Il 19 novembre 1895, alla notizia della morte di una certa Maddalena (quasi sicuramente la figlia di Barezzi), che possedeva sue composizioni giovanili, scrive: “Roba che vorrei si distruggesse. Voglio vegliare su questa musica perché gli eredi che brutta razza!”. Inoltre il 5 agosto 1898, dopo la morte di Giuseppina lascia le seguenti parole a se stesso: “Imbecille, vecchio imbecille, tu che hai meditato tanto sulle cose e sulle ragioni umane non hai ancora imparato che la gratitudine è un sentimento di convenzione e che nel cuore non esiste?”. I frammenti che possono far credere a un rapporto con la Stolz abbondano. Non mancano inviti a Sant' Agata, alle terme di Tabiano e di Montecatini, regali, indicazioni di orari ferroviari. E frasi come le seguenti: “Non andare in stazione... così nessuno saprà nulla” (10 febbraio 1894); “Saremo soli! Non inviterò per quel primo giorno né Giulio né Boito!” (3 gennaio 1898, la Strepponi è già morta); “Non voglio che Boito né altri che verranno da me sapranno delle vostre brutte cose. Se si dovessero divulgare e fare pettegolezzi... non mi vedono più in questi luoghi” (10 agosto 1898); “Per avere distrazioni bisogna scrivere delle opere o essere innamorati” (3 maggio 1900); “Ore deliziose ma troppo brevi... chissà quando torneranno” (12 giugno 1900).
Data creazione: Tue Jul 04 16:12:13 CEST 2017