Il Mito

L’avventura romana e “La battaglia di Legnano” segnarono la conclusione della tumultuosa fase giovanile verdiana e la fine degli “anni di galera”. L’artista avvertì e condivise le delusioni del 1848-49 e il ripiegamento degli entusiasmi rivoluzionari e, non a caso, lasciò prima Milano, poi Parigi — infastidito dai tumulti che affossarono la monarchia degli Orleans — per ritirarsi con Giuseppina — scandalizzando così i benpensanti locali — prima a Busseto a Palazzo Orlando e poi nella grande tenuta di  Sant’Agata. Dal suo confortevole eremo l’antico simpatizzante di Mazzini iniziò a guardare con occhio sempre più benevolo il Piemonte sabaudo — “ove si vive meno male in Italia” — e il suo geniale ministro: Camillo Benso di Cavour.

S_AgataAnche la musica cambiò. Con sensibilità d’artista, Verdi comprese che «svaniti gli entusiasmi, le dure tirannie domestiche riconfermate sulla penisola, i drammi di popoli oppressi, gli arroventati soggetti patriottici, sonanti guerra e libertà, oltre ad essere ostacolati dalle censure, renderebbero un suono falso». Al tempo stesso la fama internazionale del bussetano si era ormai consolidata; ormai certo della sua primazia, Verdi compose nella quiete di Sant’Agata le sue opere maggiori: “Rigoletto” — Prima a Venezia nel 1851—, “Il Trovatore” — a Roma nel 1853 —, ico_audio “La Traviata” — a Venezia, con esito dapprima disastroso nel 1853, trionfale l’anno dopo —, “I Vespri Siciliani” — a Parigi nel ’55 —, “Simon Boccanegra” — a Venezia nel ’57 —, “Aroldo” — un rifacimento dello “Stifelio”, a Rimini nel ’57 —, “Un ballo in maschera” — a Napoli nel 1859 —.  

  

 

 

Ultimo aggiornamento: Mon Jul 03 11:50:42 CEST 2017
Data creazione: Thu Jun 29 15:56:32 CEST 2017